Da tempo ormai ci si interroga sulla possibilità della vita su Marte. Qualche giorno fa la svolta: una sottile speranza si è accesa nei ricercatori grazie ai cianobatteri. In attesa di capire se la lombardia sarà zona arancione, scopriamo le peculiarità di un esperimento che ha scosso la comunità scientifica.
I cianobatteri e la vita su Marte
La notizia, pubblicata sui Frontiers in Microbiology, è giunta proprio nel giorno in cui su Marte arriva perseverance, il rover della missione Mars 2020, partito da Cape Canaveral il 30 luglio scorso e preceduto da due sonde creonte inviate per studiare l’orbita del pianeta.
L’esperimento, condotto da un astrobiologo tedesco dello Zarm, è partito da un concetto fondamentale. Le missioni su Marte richiedono nove mesi di viaggio. Trasportare i materiali di supporto vitali per gli astronauti sarebbe difficile, poco sicuro ed estremamente costoso. Il problema quindi va affrontato da un altro punto di vista: è possibile creare su Marte questi supporti vitali?
I ricercatori hanno utilizzato l’Anaboena, un batterio che fa parte della famiglia dei cianobatteri, microrganismi che hanno il pregio di produrre ossigeno attraverso la fotosintesi clorofilliana e fissare l’azoto atmosferico nei nutrienti. Il fine dell’esperimento era quello di dimostrare che l’Anaboena può usare i gas presenti nell’atmosfera marziana come fonte di carbonio e azoto.
Il bioreattore
Per poter verificare l’efficacia di questi batteri nello sviluppo di sistemi di supporto vitale, i ricercatori hanno dovuto utilizzare un bioreattore contente un mix tra le condizioni terrestri e quelle marziane.
L’atmosfera su marte perseverance infatti è comunque ostile ai cianobatteri perché la pressione inferiore rispetto a quella terrestre è troppo bassa per avere acqua liquida mentre la pressione parziale dell’azoto non è sufficiente per garantire un corretto metabolismo.
Nel bioreattore Atmos è stata ricreata un’atmosfera simile a quella marziana con elementi presenti sul pianeta come l’acqua, estratta dal ghiaccio, e la regolite, la polvere che ricopre la superficie del pianeta, particolarmente ricca di calcio, fosforo e zolfo.
Dopo dieci giorni la grande sorpresa: i batteri sono cresciuti e si sono sviluppati in modo corretto. Una volta essiccata, la biomassa di anaboena è stata filtrata e utilizzata a sua volta come “terreno” per la crescita di altri batteri come l’Escherichia Coli.
La ricerca quindi ha dimostrato che i cianobatteri possono essere coltivati con successo su Marte, sfruttando le condizioni tipiche del pianeta.